Segnaliamo e condividiamo questo bell’articolo pubblicato da Luciano Minerva su elbadipaul.it

Superata da tempo la soglia dei sessant’anni, mi rendo conto che non sono solo le generazioni giovani che possono apprendere da quelle che le hanno precedute, ma può anche avvenire, ed è giusto che avvenga, il contrario. Non è una teoria, ma un insegnamento che ricevo dalle mie figlie e che ora trova un esempio concreto nella Festa che il Libraio di Portoferraio organizza sabato 1 febbraio.

www.elbadipaul.it
clicca sull’immagine per aprire elbadipaul.it

Si tratta di una vera e propria festa di solidarietà tra libraio e lettori, per diffondere non solo la lettura ma anche la vendita e l’acquisto consapevole, uno scambio che parte dall’esempio, a me ormai familiare, del commercio equo e solidale. Un’idea che parte da lontano e che mi viene, appunto, dalla generazione successiva alla mia.

Francesca, nata 34 anni fa da un parto dolce sotto le cure di Lorenzo Braibanti (allora il “parto senza violenza” funziona, chissà…), è stata attratta da sempre dall’America Latina. Conquistata dalla lettura di Eduardo Galeano (è un vizio di famiglia, quello gliel’ho regalato io) e delle sue Vene aperte dell’America Latina, ha sempre pensato, dall’Università in poi, che il suo compito fosse quello di mettersi al servizio del cosiddetto Sud del mondo, di essere solidale fin dal giorno della fine dell’università. Appena laureata Francesca ci comunicò che sarebbe partita per il servizio civile in Messico, in Chiapas. Lì, in quell’anno, il 2005, fu conquistata dal mondo, dalle idee, dalle esperienze delle comunità autonome zapatiste, fu testimone dell’improvvisa riapparizione, dopo anni di assenza, del subcomandante Marcos e della sua Otra campaña. Già allora mi coinvolse perché, da giornalista televisivo, ne riprendessi delle fasi (e il grande Roberto Morrione, fondatore e primo direttore di Rainews24, mi concesse di partire e narrare).

Il Chiapas per lei fu ben più di una parentesi. Si impegnò (e ancora segue, dovunque sia, attualmente è in Perù) nel commercio equo e solidale del caffè Tatawelo. Sull’etichetta di questo caffè c’è scritto (la frase è sua): “Seminare, raccogliere e distribuire non solo chicchi di caffè, ma di giustizia, dignità, uguaglianza e autonomia.” Per sintetizzare il lavoro di Tatawelo, e di poche organizzazioni analoghe, i clienti solidali del fortunato Nord del mondo pagano il caffè al momento dell’ordine, a dicembre, in coincidenza con la semina. I campesinos non devono così sottostare ai cosiddetti coyotes, gli intermediari che da sempre lucrano sui loro bisogni immediati e sul prezzo di mercato. Il caffè pre-pagato in inverno arriva ai destinatari di tutta Europa nell’estate successiva e grazie a questa anticipazione di denaro i contadini possono organizzarsi autonomamente, con l’apporto di associazioni come Tatawelo, per tutte le fasi di coltivazione e spedizione. I compratori solidali, che appartengono a decine di GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) di tutta Italia, pagano così con largo anticipo il caffè che berranno certamente con più gusto della solita tazzina.

Ecco, questo modello, ben più umano di quello capitalistico, mi ha sempre colpito. Dall’azione e dalla passione di Francesca ho appreso e messo in memoria tutto quello che potevo. E quando, con i fantastici librai di Portoferraio, Silvia e suo marito Michele, si è parlato della stagionalità del loro bilancio, ho condiviso con loro l’esperienza di solidarietà transcontinentale che Francesca aveva regalato alla sua famiglia e abbiamo messo a punto insieme il progetto della festa e delle tessere prepagate e … prescontate per l’acquisto dei libri.

Librai indipendenti e lettori, in questo caso, sono entrambe categorie più affini al Sud del mondo che al Nord dei centri commerciali, della catena di produzione e distribuzione del libro. Così ora possono sperimentare, all’isola d’Elba, forme di cooperazione che stanno nell’onda della finanza etica, dello scambio con vantaggio reciproco, del sorriso, della gentilezza, dell’amicizia e della solidarietà. Che sono le qualità che ho visto in loro quando sono venuto a presentare, grazie a loro, il mio romanzo all’Elba.

Grazie a Francesca dunque e a tutti i giovani (ma non solo) appassionati come lei e a tutto quello che possono insegnare a noi “anziani”: come stare meglio nel mondo per il periodo che ancora ci resta, senza perdere fiducia nel presente e nel futuro.